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Dai libri alle riviste, trionfa il modello Spotify

14.04.2014

E-book: Netflix, Spotify, ormai il modello è quello, offrire una quantità enorme di contenuti a fronte di un abbonamento mensile a costo ridotto. Così dai film alla musica, il modello si estende anche ai libri per ragazzi (con Epic!) e alle riviste (con Next Issue)

Netflix arriva, la Francia ha paura, Filippetti veglia, titolava ironicamente l'altro ieri il magazine online d'oltralpe Atlantico, a proposito del tentativo del ministro della cultura Aurélie Filippetti di ammansire il gigantesco provider statunitense di film e serie tv in streaming, sul punto di sbarcare in Francia. Al di là dei toni aggressivi di una testata che si dichiara indipendente, ma appare di fatto molto vicina alla destra, è certo che l'arrivo di Netflix turba i sonni dei fautori di un sistema culturale protezionistico com'è quello francese.

Ma a giudicare da quanto è accaduto in tutti i paesi dove Netflix si è impiantato (ormai più di quaranta), sarà bene che i paladini dell'exception française si rassegnino: alla fine del 2013 gli abbonati a livello globale erano quasi quarantacinque milioni e lo streaming fornito dal provider americano equivaleva a un terzo di tutto il traffico di Internet nel prime time. Cifre che nel frattempo sono ancora aumentate e che ovviamente sono state premiate sul mercato finanziario, dove le azioni di Netflix sono in costante rialzo.

Meno prevedibile era invece la diffusione virale del “modello Netflix”, a sua volta figlio del successo, in campo musicale, di Spotify e simili. E invece, nel giro di pochi mesi, l'idea di offrire una quantità enorme di contenuti a fronte di un abbonamento mensile a costo ridotto ha contagiato settori che sembravano risolutamente ostili alla “spotificazione”. Prendiamo il caso delle case editrici: a lungo hanno guardato con orrore quanto stava accadendo prima nel campo della musica e poi dei film e dei video, ma alla fine hanno dovuto cedere e adesso sono pronte a vedere i vantaggi che può offrire la vendita di libri on demand per un abbonamento di meno di dieci dollari mensili. Prova ne sia che sul mercato editoriale (prevalentemente, ma non esclusivamente, di lingua inglese) oggi ci sono ben quattro società che si contendono i lettori a suon di titoli nuovissimi e appetitosi e di offerte personalizzate.

E se di tre si parla già da qualche mese (l'app newyorkese per iPhone e iPad Oyster, la gigantesca Scribd, ottanta milioni di utenti nel mondo, concepita inizialmente come piattaforma dove far circolare testi e documenti di ogni genere, la seminuova Entitle, prima nota come eReatah, fondata su un modello che consente l'acquisizione definitiva dei libri scaricati), è la quarta, Epic!, a dare il segnale più chiaro che la formula dell'abbonamento non si è solo diffusa a macchia d'olio, ma è pronta a evolversi in diverse direzioni.

Avviata nel 2013 in California, a Palo Alto, Epic! è infatti una piattaforma specializzata in libri per bambini e ragazzi, che vanta una selezione di oltre duemila titoli e un elenco di importanti sigle editoriali, fra cui Simon & Schuster e la canadese Kids Can Press. “Un punto di forza del nostro progetto – ha dichiarato Suren Markosian, amministratore delegato della società, al giornalista del Globe and Mail di Toronto Simon Houpt – è che noi offriamo contenuti di alta qualità, scelti in modo da poter essere dati tranquillamente in mano a un pubblico infantile”.

A determinare il successo di Netflix e dei suoi nipotini, non è del resto solo una offerta imponente di contenuti, ma il modo personalizzato (Amazon docet) con cui questi contenuti vengono proposti ai singoli utenti sulla base di quanto hanno scaricato in precedenza. Un vantaggio – o almeno così viene descritto – per i lettori, che troveranno in vetrina proprio i testi che amano, un potentissimo strumento in mano agli editori, che riescono così a seguire passo passo gusti e tendenze e a determinare con maggiore precisione le loro mosse successive. Il che spiega come mai concorrenti spietati fra di loro come Condé Nast e Time Inc. si siano uniti per dare vita al Netflix dei periodici, Next Issue: 124 testate per i soliti 9 dollari e 99 al mese (con una versione premium di 14.99 dollari per 135 testate). Un'alleanza, nota Houpt, che deriva dalla necessità di contrastare il dominio di Apple sui contenuti, ma che sfrutta anche abilmente la paura di moltissimi consumatori di smarrirsi nei meandri affollati della rete.

Aderendo ai pacchetti ricchi e confezionati su misura dei vari abbonamenti (libri, riviste, ora anche quotidiani, come è il caso di PressReader), gli utenti placano le loro ansie, e si consegnano mani e piedi ai produttori e agli aggregatori di contenuti. Dichiara al Globe and Mail Ken Whyte, a capo di Next Issue Canada: “Hai una tale quantità di dati: quello che apprezzano e quello che non amano. Sai esattamente dove hanno smesso di leggere, a quale altra pate della rivista sono passati. Proprio il tipo di informazioni che, da direttore di un giornale, ho sempre desiderato avere”.

Forse sarebbe il caso che i lettori fossero più consapevoli che qualcuno alle loro spalle li sbircia di continuo. Ma sicuramente ne deriverebbero nuove ansie.

Maria Teresa Carbone
www.pagina99.it