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La nuova versione della SWIFT (Suzuki)

Marketing: il “caso” SWIFT

27.06.2011

Per trovare il nome da assegnare ad una nuova auto si riuniscono (in differenti sedi e un infinito numero di volte) molte persone, qualificate (esperti di marketing, di pubblicità, di comunicazione) e non (dirigenti d’azienda, padroni, capi in genere).
Le prime detestano le seconde perché, maliziosamente, pensano non solo che non capiscano niente in materia ma, peggio, che il loro contributo alla discussione possa risentire del parere, della moglie o dell’amica, sollecitato ovviamente in differenti momenti di incontro. Quando si tratta di una materia opinabile qual è la comunicazione (il nome deve piacere, deve portare vendite…) tutti in azienda ritengono di avere la soluzione giusta, quella in grado di assicurare il successo del nuovo modello, tutti anche gli ingegneri. Questi, per la loro forma mentis, mentre sono indispensabili nella progettazione e nella costruzione dell’auto, sono ritenuti, a ragione o meno, carenti di fantasia e creatività tanto da essere temuti ed esclusi dagli uomini di marketing che non sempre, però, riescono a vincere. Nel caso della SWIFT (aggettivo che, in lingua giapponese, significa rapido, veloce) non è dato sapere se il nome sia stato generato o da un consesso di ingegneri o da atri, ma certo appare perlomeno singolare che una vettura di “ispirazione europea” porti un nome di cinque lettere di cui quattro consonanti. Da tempo infatti è consolidato il concetto che per rendere “memorizzabile” un nome di auto (quando non si tratti di un numero) questo debba essere formato da quattro o cinque lettere di cui due o più vocali, vedi ad esempio Panda, Clio, Delta, Altea, Polo e di conseguenza si potrebbe pensare che al volante della SWIFT sieda solo il concessionario Suzuki. E invece ecco l’eccezione che conferma la regola: la SWIFT si vende alla faccia del nome dalla pronuncia sibilante.

S.G.